Il fare discreto, la dolcezza: è questo che affascina di Pia, lo spirito femminile del canto V del Purgatorio dantesco, posta nel secondo balzo dell’Antipurgatorio che raccoglie coloro che sono morti violentemente e si sono pentiti in fin di vita. Le origini della donna sono storicamente incerte: è stata forse identificata in una nobile senese appartenente alla famiglia Tolomei o Malavolti, andata in sposa, probabilmente in seconde nozze, a Nello Pannochieschi. «Deh, quando tu sarai tornato al mondo / e riposato della lunga via/ seguitò il terzo spirito al secondo, / Ricorditi di me, che son la Pia; / Siena mi fè, disfecemi Maremma: / salsi colui che innanelata pria / disposando m’avea con la sua gemma». In pochi versi Pia raccomanda a Dante con una premura quasi materna di ritornare e di riposarsi dal lungo viaggio. Poi di ricordarla nelle sue preghiere per permetterle un’ascesa più veloce verso il Paradiso utilizzando l’accezione familiare “la Pia”. Nata a Siena e morta in Maremma, nel suo disfecemi è già presente la gravità dell’accaduto. Riferisce inoltre circa la vicenda della sua dipartita «lo sa bene colui che sposandomi mi aveva cinto il dito con il suo anello». Un riferimento preciso ma privo di vendetta verso il torto subito. Nel 1297 infatti il marito Signore del Castel di Pietra in Maremma e Podestà di Volterra avrebbe ordinato a dei sicari di uccidere la moglie scaraventandola dal Castel di Pietra dopo averla tenuta prigioniera. Probabilmente a causa dell’infedeltà vera o presunta della donna o piuttosto perché desiderava disfarsene per conseguire un matrimonio più favorevole con Margherita Aldobrandeschi. Una vicenda nota ai tempi di Dante ma che ha sempre conservato un alone di mistero trattandosi di un evento che suscitò scandalo. Ad oggi il maniero maremmano è detto appunto “Salto della Contessa” per alludere all’omicidio di Pia. Qualcuno giurerebbe anche di vedere l’ombra della donna rilucere nelle notti senza luna. La vicenda di Pia rappresenta uno dei casi più antichi di femminicidio, fenomeno di larga e triste attualità. La nobile senese infatti continua a morire in tutte le donne offese, calpestate. In tutte le donne a cui è stata rubata la vita e cancellata l’identità. Che sembrano dire, come Pia, attraverso i loro volti «Ricordati di me». Pia ha ispirato inoltre l’arte, la musica, il cinema e la letteratura. Annoveriamo il suggestivo dipinto ottocentesco “Pia de’ Tolomei condotta in Maremma” di Pompeo Marino Molmenti, l’opera lirica di Gaetano Donizzetti e quella rock di Gianna Nannini

.(Alla memoria del signor Antonio Malandrino, amante della letteratura e della storia)

Tiziana Muselli

Un pensiero su “Pia de’ Tolomei: il femminicidio raccontato da Dante”
  1. Articolo che in poche righe spiega la tragedia di Pia.
    Grazie a Tiziana per la dedica a mio padre che è stato affascinato da questa storia.

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