Continuando nella carrellata di miti e leggende che contribuiscono a rendere magica la città di Napoli, oggi parleremo di un luogo che sin dall’antichità, per le sue caratteristiche morfologiche e paesaggistiche, ha suscitato una profonda aria di mistero: il Lago d’Averno. Si trova esattamente sull’area dei Campi Flegrei, e costituisce un vecchio cratere che si è riempito fino a costituire un lago. Per questa sua natura è stato da sempre caratterizzato da movimenti e scosse sotterranee, e da forti esalazioni solforose, che hanno portato nei secoli a considerarlo un luogo dove regna un clima cupo, magico ed infernale. Tutto ciò era incrementato dal fatto che, a causa dell’acidità del suolo e delle già citate forti esalazioni provenienti dal terreno e dalle acque, il territorio del lago e i boschi circostanti non ospitassero una ricca fauna, e soprattutto era palese la completa assenza di uccelli, che gli costò l’attribuzione del nome Averno, derivante dal greco ἄορνος (senza uccelli). Già nella cultura greca era considerato sacro, in quanto era stato identificato come il luogo nel quale Zeus aveva combattuto e vinto contro i Titani. Per i romani invece era posto come ingresso al regno di Ade, il Dio degli inferi. Citato anche nell’Eneide da Virgilio, nel sesto libro dell’opera come: “Una spelonca profonda, protetta da un cupo lago e dalle tenebre dei boschi, sopra la quale nessun volatile poteva impunemente avventurarsi ad ali spiegate“. E’ qui che si sarebbe infatti recato l’eroe Enea, per incontrare le Sibilla Cumana che gli avrebbe permesso di scendere negli inferi, ed incontrare suo padre Anchise. Un altro importante riferimento letterario lo si deve a Dante, con l’incipit del primo canto dell’Inferno e, per estensione, dell’intera Divina Commedia: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.». Secondo molti, infatti, la famosa “selva oscura” dove il poeta errante si era metaforicamente smarrito, è proprio il bosco che circonda il lago. E se la letteratura è così ricca di riferimenti a questa bellezza della città di Napoli, anche il mondo artistico ne è pieno. Si riporta a titolo di esempio proprio il quadro di uno dei padri della pittura paesaggistica, il pittore britannico William Turner, che nel 1815 volle ricordare questo magnifico luogo e le sue leggende, con il dipinto che possiamo qui ammirare, dal titolo: “Il Lago d’Averno con Enea e la Sibilla Cumana”.
Valeria Mazzaro
Viviamo in un angolo di paradiso…impariamo anche a prendercene cura. Complimenti per l’articolo!