1) Dott. Diego Cannavò, cosa le ha ispirato il suo significativo film, “I Fuori Gioco”?

Il film nasce dall’esigenza di rispondere all’impossibilità di fare teatro e di continuare i corsi di recitazione, bloccati a causa delle varie restrizioni dovute al Covid 19. L’unica cosa possibile era quella di girare un film. L’idea era quella di preparare il “saggio di fine anno” dei ragazzi che frequentavano il nostro Centro Studi Artistici, però anziché realizzare uno spettacolo teatrale avremmo creato un film. Sentivamo il bisogno di muoverci, fare qualcosa, non restare ulteriormente fermi.

Non avevamo un’importante produzione alle spalle che finanziasse il film, quindi lo abbiamo realizzato senza una vera e propria troupe e senza i costosi mezzi che normalmente servono per realizzare un prodotto cinematografico. Eravamo solo noi, ognuno con le proprie capacità. Di grande aiuto è stato Michele Romeo che ha realizzato l’intera colonna sonora del film e di altri attori a cui abbiamo chiesto aiuto come Santo Pennisi, che ha saputo con la sua grande professionalità interpretare il preside della scuola “Saverio Belfiore”, Alfio Bella che interpreta il collaboratore scolastico “Pistarà”, personaggio amatissimo anche dal pubblico per la sua grande spontaneità, Salvo Mangano che è riuscito a rendere al meglio “Salvatore Borzì” il personaggio più “scomodo” del film e tanti altri. Ma i protagonisti indiscussi dovevano essere i ragazzi pertanto dovevamo raccontare la loro vita, i loro disagi, l’importanza di credere nelle proprie potenzialità e l’importanza del gruppo.

Finalmente dopo due anni a causa delle nuove restrizioni e di tutti gli altri problemi che si sono presentati eravamo pronti, il 16 luglio 2022 venne fissata la data della proiezione, che doveva essere l’unica, per noi e le famiglie dei ragazzi, doveva tutto concludersi lì… Ed invece, con nostra grande sorpresa, quel giorno il film è stato apprezzato al di là di ogni nostra aspettativa, il cinema ci ha chiesto di replicarlo qualche mese dopo ed ancora una volta grande riscontro da parte del pubblico. Abbiamo capito che il film, nonostante le peculiarità tecniche, aveva qualcosa da dire e così lo abbiamo presentato a vari festival cinematografici venendo selezionati e raggiungendo addirittura la semi-finale e la finale, fino ad arrivare alla più grande sorpresa che è quella di essere inseriti nella piattaforma di Amazon Prime Video dunque visibile gratuitamente a tutti gli abbonati.

2) Il suo film ha avuto e continua ad avere un largo consenso di pubblico. Quali sono i principali contenuti di questo suo lavoro cinematografico?

All’interno del film si affrontano diverse tematiche sociali che possono toccare ognuno di noi, dal bambino al ragazzo fino ad arrivare agli adulti. Trattiamo il bullismo, i disagi dei ragazzi che spesso si chiudono in loro stessi e non riescono ad esprimere il proprio essere, la scuola, quei professori poco empatici che tendono ad emarginare invece di aiutare e guidare. Parliamo anche di pedofilia e di come anche il mondo social può essere veicolo per adescare giovani. Anche la fase pandemica e il lockdown sono affrontati all’interno del film, mostrando come ha stravolto le nostre abitudini costringendoci a rimanere chiusi in casa.

3) Chi sono i “perdenti” e come può essere definito il ruolo di Totò?

I “perdenti” sono considerati tutti quei ragazzi che inizialmente sono come delle isole, ognuno chiuso nel proprio mondo, ognuno vive con le proprie paure e con i propri disagi, anche a scuola, essendo incompresi, non riescono ad emergere e la scuola preferisce attuare una politica di bocciature piuttosto che mettersi in gioco e cercare di sintonizzarsi con quei ragazzi. Per questo di fondamentale importanza è la presenza di “Totò”, interpretato da Carmelo R. Cannavò che è anche lo sceneggiatore del film, il quale chiede al preside di poter organizzare un corso di teatro a scuola e seguire proprio questi ragazzi per aiutarli, attraverso il teatro, a riscoprirsi. Totò non vuole essere chiamato “professore” perché non vuole ci possa essere un distacco tra lui ed i ragazzi, vuole ottenere la loro fiducia ed essere una guida che li accompagna in questo percorso di riscoperta, lasciandoli liberi di esprimersi fino a divenire sempre più una figura in “secondo piano”, dando ai ragazzi gli strumenti giusti per riuscire ad affrontare e risolvere da soli ogni situazione, anche con grande creatività, riuscendo così a sbalordire tutti coloro, in primis il preside della scuola, che li davano per spacciati.

4) I “Fuori Gioco” può essere considerato un film educativo?

Il film è assolutamente educativo e prova ne è il fatto che molti del pubblico, insegnanti e non, chiedono di portare il film nelle scuole affinché possa essere visto da più giovani possibile e che il messaggio possa quindi arrivare a tutti, alunni ed insegnanti. Abbiamo avuto modo di vedere le reazioni delle scolaresche al cinema, uno dei momenti più belli è il dibattito che si instaura a fine film tra gli alunni e gli attori del cast. I ragazzi possono liberamente fare domande, sia curiosità su come abbiamo realizzato alcune scene, ma spesso anche domande di rilevanza sociale ed educativa, come ad esempio, per citarne una, un ragazzo ci chiese “Cosa consigliate di fare ad un ragazzo che è vittima di bullismo?”, questo ci permette dunque di affrontare insieme ai ragazzi varie tematiche ed instaurare un dialogo con gli stessi ragazzi, attori del film, che avendoli visti poco prima interpretare determinati ruoli ed affrontare varie difficoltà hanno ottenuto la loro fiducia.

5) Cannavò, quali sono i suoi progetti per il futuro a livello cinematografico?

Come detto all’inizio il film non è nato con l’ambizione di arrivare chissà dove; come regista, in passato, diciamo che “giocavo con i video” più che avere una vera e propria ambizione cinematografica. Certamente il successo ottenuto con questa opera prima nata per caso in situazioni rocambolesche mi fa venire qualche idea. Credo molto nel messaggio che questa storia porta con sé, credo al valore educativo ed al messaggio di speranza che rivolge a tutti i giovani. Per questo penso a questo film come una “puntata pilota” di quella che potrebbe divenire una serie televisiva, andando così ad avere la possibilità di approfondire meglio ogni tematica e di affrontarne di nuove. Per fare questo però non possiamo più essere soli, dunque speriamo di trovare qualche produttore che voglia credere nel progetto e ci dia la possibilità di poterlo realizzare.

( L’intervista è a cura del Direttore editoriale Luigi Panico e del dott. Roberto Orellana )

( nella foto: il regista siciliano Diego Cannavò)

Un pensiero su “Intervista esclusiva al regista Diego Cannavò”
  1. Bellissima intervista e sublime spiegazione e riflessione sui temi trattati nel film, sull’interpretazione dei ragazzzi, degli attori non più ragazzi, sull’autore della trama e delle musiche e, infine ma non ultima, sulle tematiche giovanili trattate nel film. Che dire ancora? Grandi Diego e Carmelo Rosario Cannavò. Ai posteri l’ardua sentenza!

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